In questo articolo del Corriere della Sera si analizzano i vari tipi di mascherine ed i loro utilizzi.
Articolo da “Corriere della Sera”
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La pandemia di Coronavirus ci ha resi “creativi”, in particolare con le mascherine, diventate un accessorio indispensabile per circolare in strada e nei negozi.
Sappiamo però quali sono quelle utili, se effettivamente sono indispensabili e quanto durano? Proviamo a capire meglio di cosa stiamo parlando.
Le mascherine che vediamo in giro però sono sostanzialmente divise in due categorie (che vedremo dopo) ma tutte sottoposte a un unico filone legislativo, il dispositivo di protezione individuale regolato dal decreto legislativo nr. 81 del 09/04/08, che stabilisce gli obblighi del datore di lavoro, dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori.
Si intende per dispositivo di protezione individuale, qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.
Essi sono i prodotti che hanno la funzione di salvaguardare la persona che l’indossi, o comunque li porti con sé, da rischi per la salute e la sicurezza.
Le mascherine chirurgiche sono monouso in tessuto non tessuto, quattro strati (tipo II o IIR), esterno filtrante, centrale impermeabile ai liquidi e permeabile all’aria, strato interno a contatto con la pelle ipoallergenico, con barretta intera deformabile stringinaso per conformare perfettamente la mascherina al volto.
Sono recentemente comparse mascherine Riusabili, con gli strati esterni in tessuto ipoallergenico, che proteggono lo strato filtrante vero e proprio interno, generalmente in polipropilene, che possono essere sanitarizzate e lavate molte volte, riutilizzandole per molto tempo.
Proteggono naso e bocca dalla contaminazione con particelle di diametro medio di 4,5 µ (micron).
Pur originate dall’esigenza di proteggere il paziente (interventi chirurgici, manovre asettiche), costituiscono un efficace sistema di barriera anche per l’operatore sanitario per la resistenza ai fluidi e l’elevato potere filtrante che va dal 95 ad oltre il 99%.
Le indossa il paziente con sospetta o accertata patologia trasmissibile per droplet o per via aerea (sindrome influenzale, TB, Meningite, SARS, ecc..) e proteggono l’operatore dalla trasmissione.
Oggi, però, siamo tutti potenzialmente infetti e potremmo infettare, inconsciamente chi ci circonda.
Tutte le mascherine “anti virus” per essere definite tali devono essere omologate secondo normativa europea EN 149 e hanno la finalità di protegger contro l’inalazione d’inquinanti ambientali, agenti patogeni, sostanze chimiche, antibiotici e citostatici.
Questa protezione avviene mediante un filtro che aiuta anche ad evitare la condensazione all’interno della mascherina.
La differenza sostanziale è la percentuale di protezione che per entrambe supera il 90% ma le FFp3 raggiungono il 98% della protezione a fronte del 92% delle FFp2.
Le mascherine FFp2 sono indicate per gli operatori sanitari o delle persone esposte a rischio basso-moderato, in situazioni come:
Le mascherine FFp3 sono approvate per trattenere particelle fino a 0,6 micron, con un’efficienza di filtrazione minima del 98%.
Essenziali per:
In linea di massima le mascherine con filtro sono quelle più utili ad evitare il contagio da coronavirus come anche Tubercolosi, Morbillo, Varicella, H1N1 (Influenza A).
Se consideriamo che il coronavirus si trasmette con goccioline di tosse e starnuti, ma solo con quelle più grandi, sopra ai 5 micron e dunque incapaci di allontanarsi più di 1,5-2 metri dalla persona contagiosa, possiamo dedurre che questo genere di mascherine possono fare al caso nostro.
ATTENZIONE, però: Le mascherine FFP2 ed FFP3 vanno indossate in modo corretto, perchè i filtri hanno una notevole resistenza all’inspirazione e qualunque piccola fessura tra viso e mascherina permette l’ingresso dei contaminanti senza essere filtrati (passaggio a bassa resistenza all’inspirazione.
Quindi assolutamente inutili se si ha la barba.
Inoltre, per essere sterili, devono essere indossate appena estratte dalla confezione ed eliminate se sollevate dal viso, anche pochi secondi, per qualunque motivo.
Non c’è una vera e propria durata, l’usura di questo genere di mascherine dipende soprattutto dal tipo di lavoro o dal tipo di zona di contagio che ci si appresta ad affrontare.
In genere gli esperti consigliano di cambiare la mascherina quando si inumidisce o quando non si è conservata in un ambiente pulito senza altre contaminazioni degli interni.
Per quanto riguarda invece le mascherine chirurgiche possiamo tranquillamente dire che son si utili ma più per una protezione”generale” e soprattutto per evitare magari a chi è contagiato, di lasciare nell’aria il virus attraverso tosse e starnuti.
Naturalmente le protezioni delle vie respiratorie devono essere necessariamente coadiuvate dalla pulizia certosina di mani, vestiti e superfici, onde evitare contaminazioni da altre vie (occhi, bocca).
Dunque tirando le somme, sarebbe meglio non cimentarsi nella creazione di mascherine “fai da te” con slip, sciarpe, fazzoletti, panni swiffer e l’ultima trovata la carta da forno, in quanto come abbiamo detto, non si tratta di proteggerci da ciò che vediamo ma da qualcosa di così piccolo (parliamo di micron) che solo dei dispositivi specifici possono neutralizzare.
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https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/mascherine-come-sono-fatte-che-cosa-servono-cosa-filtrano-come-riutilizzarle/e7db0f72-78f1-11ea-ab65-4f14b5300fbb-va.shtml